“Questo rigore in Italia veniva assegnato sicuramente”. Dove hai lasciato la deontologia professionale caro Caressa?

Siamo giunti al minuto 89 di Juventus-Ajax, quando su presunto fallo di mano di Daley Blind,poi non concesso dopo attenta verifica alla VAR, Fabio Caressa afferma: “Questo rigore in Italia veniva assegnato sicuramente”. E ancora: “In Italia non ci sarebbero stati dubbi”. Il triplice fischio porta via il calcio giocato e con sé scelte arbitrali e non. Restano però queste parole, parole che lasciano amarezza e danno vita ad una riflessione chiara e diretta. Perché Caressa ha detto tutto ciò? Per di più in diretta televisiva? Strano ma vero, queste dichiarazioni non hanno indignato nessuno, nel “Day After” nessuno parla o apre un dibattito su quanto affermato dal giornalista romano . Fa ancor più rabbia, lascia un vuoto enorme nel cuore di chi ancora oggi crede nel calcio puro.

La questione è semplice e porta a chiedersi perché il telecronista moderno abbia tolto il freno a quello che una volta era rigore professionale. Nulla toglie alla fede calcistica che tutti gli addetti ai lavori portano con sé, ma ancora una volta – e non solo con Caressa – vien fuori una mancanza di rispetto verso il dettame della telecronaca, cosa grave, nonché verso il telespettatore, cosa ancor più grave. Alla base dovremmo fare un po’ un analisi deontologica della figura del Telecronista per capire quanto la stampa abbia toppato, censurando palesemente queste parole a effetto.

Notoriamente il telecronista ha l’obbligo di seguire l’andamento del gioco pur esternando delle opinioni tecniche, evitando comunque di ostacolare la seconda voce, il commento tecnico, cui ruolo si slega dalle esigenze della diretta per spiegare le azioni, i goal segnati e mancati, l’atteggiamento in campo. Negli la figura della prima voce è cambiata, in passato doveva essere e apparire imparziale, era necessaria affinché l’ascoltare venisse convinto della bontà del suo racconto. Insomma, era il telespettatore ad andare verso il telecronista e vi era un guadagno in termini di qualità di linguaggio e sinossi. Oggi è il telecronista a chiedere all’ascoltare di fargli spazio sul divano per guardare la partita, commentarla, abbracciarsi e piangere insieme.

La direzione è proiettata verso il basso per esigenze di marketing, vendita del prodotto e di ragion di stato, probabilmente causato dal cambiare dei tempi. È sempre accaduto – senza scomodare inutilmente la Nazionale – che ci fosse una sorta di schieramento in partite di calcio riguardanti un club italiano contro uno straniero, fin dai tempi di mamma Rai detentrice dell’esclusiva in Italia delle tre competizioni europee (all’epoca era ancora in corso la Coppa delle Coppe. Era composto, imperniato di stile e cultura. Oggi cambia anche l’enfasi che risulta esagerata fin da un Inter-Tottenham di fase ai gironi di Champions League (l’ha presa Vecino), fino ad arrivare a “Questo rigore in Italia veniva assegnato sicuramente” e ancora “In Italia non ci sarebbero stati dubbi”. La prima, paradossalmente, si può anche giustificare se contestualizzata. La seconda no, è fuori discussione.

Una frase del genere ne fa sorgere mille di dubbi, ma in primis annienta la deontologia professionale, perciò esiste pur sempre un limite e non va oltrepassato. Se la direzione è volta verso il basso e il giornalismo italiano diventa oggetto di scherno da parte di addetti ai lavoro e semplici appassionati, vuol dire che siamo arrivati a un punto di non ritorno. La frase presuppone un antefatto o peggio una situazione particolare vigente nel panorama italiano del pallone? Oppure è soltanto l’esagerazione della foga quale logica conseguenza di minuti finali al cardiopalma, che rischiano a torto o a ragione un’intera stagione calcistica?

Tornando alle dichiarazioni, queste sono forse la goccia che davvero fa traboccare il vaso, quella che aprirà forse il vaso di Pandora del Calcio italiano per la seconda volta?  I romantici continueranno a vedere il bicchiere mezzo pieno, nel ricordo di un calcio sano e pulito, ma chi davvero è stufo, chi davvero ha voglia di amare il calcio resta da questa vicenda, spiazzato e senza parole. Se in Italia non ci sarebbero stati dubbi e quel rigore sarebbe stato concesso tranquillamente, a questo punto potremmo e dovremmo passare un bel po’ di giorni all’ufficio inchieste a rivedere un po’ di situazioni arbitrali fischiati e che nemmeno un cieco avrebbe fischiato.

A pensar male si finisce per indovinare, a dire la verità contro chi nega l’evidenza si finisce per avviare una lotta contro l’ipocrisia, grande male del calcio 2.0, ma alla fine questo vaso di Pandora forse non si è mai aperto del tutto se in TV qualcuno ancora una volta continua a dire cose del genere.

 

Ciro Morra
Andrea Cardinale

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