Le difficoltà del cambiamento -di Nicola Licciardiello

Giunti ormai alla prima sosta della stagione conviene fare un’analisi sull’attuale stato di salute del Napoli. Il fatto più evidente emerso dopo le prime partite sia ufficiali che amichevoli è che la squadra si trova in una complessa fase di cambiamento.

Durante le tre stagioni della gestione Sarri il Napoli aveva fatto propri movimenti, schemi e letture che ormai eseguiva in modo automatico, senza quasi neanche il bisogno di pensare prima di agire.
Direttive dell’attuale tecnico del Chelsea conosciute a memoria dai suoi ex calciatori che le avevano ripetutamente e maniacalmente provate in innumerevoli sessioni di allenamenti.
Difatti quando si è seguiti per tre anni da un tecnico che così profondamente incide in ogni aspetto del gioco e inevitabile che nel momento in cui si verifichi un cambio di rotta questo risulti particolarmente traumatico.

Ancelotti dunque è alle prese con una bella gatta da pelare. Il tecnico di Reggiolo sta cercando di introdurre un possesso palla più ampio e verticale che poi conseguentemente comporta anche diversi meccanismi nelle azioni di pressing quando si passa alla fase passiva. Al momento però non tutti i nuovi dettami tattici sono stati assorbiti. Un ipotesi è che la squadra sia rimasta per ora bloccata in un limbo via di mezzo tra le vecchie abitudini “sarriane” e le nuove indicazioni “ancelottiane”.

Vivere nel mezzo non è affatto facile poiché si è condizionati dall’incertezza e dall’indecisione. Questo sul campo può tradursi nel fatto che spesso in una situazione di uscita palla istintivamente si cerchi la giocata che si faceva con Sarri per poi rendersi conto che se ne deve invece trovare un’altra. Così facendo però può capitare o di perdere un tempo di gioco o addirittura di perdere palla in posizioni di campo estremamente delicate favorendo le ripartenze degli avversari. Oppure la stessa incertezza può presentarsi in un’azione di pressing che se non fatta con i giusti tempi e la giusta aggressività può essere facilmente elusa dagli avversari esponendoti a pericolosissimi attacchi o letali transizioni. In questo modo inevitabilmente si perde compattezza tra i reparti e serenità nelle giocate.
Da questi fattori potrebbero derivare quei problemi d’approccio e d’atteggiamento lamentati da Ancelotti e che la squadra ha finora incontrato in tutte le partite salvo riuscire parzialmente a superarli solo quando spalle al muro ha cominciato a giocare in modo più istintivo senza star troppo a pensare alle cose da fare.

In questo scorcio di stagione dunque il Napoli è una squadra ancora in cerca di sé stessa che per lunghi tratti non gioca più con la naturalezza, gli automatismi e le certezze che si erano costruite nelle ultime tre stagioni.
Per quanto questo forse sia un processo inevitabile in una fase di passaggio così complessa, si spera che mister Ancelotti possa renderlo il più breve e indolore possibile trovando quanto prima i meccanismi e i tempi giusti per introdurre le sue idee di calcio senza svalutare il bagaglio di conoscenze già in possesso della rosa partenopea.

Nicola Licciardiello

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