L’assenza del “Bomber” è un problema reale? – di Nicola Licciardiello

Nel calcio come nella vita quasi tutto è opinabile e ognuno può avere la propria legittima idea praticamente su qualsiasi cosa. Talvolta però per dirimere una questione possiamo farci aiutare dai numeri che come tutti sanno non mentono.
Analizzando i numeri potremo capire se l’attacco del Napoli senta davvero la mancanza di quel bomber d’alto livello che tanti denunciano. Per fare questo studieremo alcuni dati offensivi del Napoli di Higuain (che è stato sempre il miglio marcatore stagionale dei suoi) comparandoli con quelli prodotti poi dal momento della sua cessione fino ad oggi.

Dalla stagione 2013/2014 a quella 2015/2016 (anni in cui Higuain ha militato nel Napoli) dalla squadra partenopea sono stati realizzati in tutte le competizioni 314 reti in 160 partite per una media di 1,96 gol a partita. Ma oltre a valutare il computo totale dei gol bisogna anche considerare l’incidenza che il marcatore principe ha sulle reti totali della squadra. Ebbene, nel arco della sua permanenza azzurra, Higuain ha realizzato il 29% delle segnature totali.
Dal 2016/2017 (primo anno senza Higuain) ad oggi il Napoli ha giocato in totale 115 partite in cui ha messo a referto 240 reti raggiungendo la media di 2,09 gol a partita. In queste stagioni dal bomber principe della squadra (Mertens nelle prime due, Insigne in questa) sono state messi a segno 66 gol pari al 27,5% del totale.

Da questa analisi numerica emergono due dati significativi: il Napoli del dopo Higuain segna di più ed è meno dipendente dalle reti realizzate da un solo giocatore.

Maggior forza deriva dall’analizzare i numeri relativi alla sola Serie A. Considerando tutte le competizioni in egual modo si può finire per comparare dati di partite di Champions con altri invece di match di Europa League falsando così leggermente il quadro generale. Prendendo in considerazione invece la sola Serie A ci baseremo su partite di pari livello di competizione.

Dunque nel triennio dell’attaccante argentino il Napoli in Serie A ha bucato gli avversari 227 volte in 114 partite per una media di 1,99 gol a partita (col picco di 2,10 nel primo anno di Sarri) con la firma di Higuain sul 31,3% delle marcature totali.
Dalla cessione dell’ex Real Madrid il Napoli in campionato ha disputato 87 partite siglando 195 reti per una media di addirittura 2,24 gol a partita con solo il 27,2% delle reti collezionate dal bomber principe (Mertens prima, Insigne ora).

I numeri ci dicono senza ombra di dubbio che nel dopo Higuain il Napoli è diventato più prolifico basandosi su un gioco più corale che responsabilizza più calciatori. Di fatto è confutata la tesi di chi afferma che pesi l’assenza di un attaccante di valore e si evidenzia in modo palese che in questi anni l’attacco dei partenopei non è certo stato improduttivo. Inoltre va ricordato che il reparto offensivo azzurro è stato il migliore in Serie A nella stagione 2016/2017 (con 94 reti!), il terzo in quella successiva ed è nuovamente primo insieme alla Juve in queste prime 11 giornate del campionato 2018/2019.

Tutto questo dunque permette di affermare che al Napoli non farebbe comodo aggiungere un grande bomber alla propria rosa? No, certo che no. Sicuramente più calciatori forti e di qualità si possono avere a disposizione meglio è. Ma ragionando in ottica attaccante questi numeri ci aiutano a capire che non è solo questione di quanti gol faccia un singolo giocatore. L’importante è avere una coralità di gioco e una varietà di soluzioni. Inutile, se non dannoso è avere un centravanti che impone al resto della squadra di giocare per le sue cifre limitando così il rendimento degli altri. Importantissimo e molto prezioso è invece quell’attaccante che segna tanto senza “mangiare” i palloni dei compagni.

Nicola Licciardiello

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