Il tifo vittima delle discriminazioni. No al Regno di Napoli, si ai neonazisti

“Art. 2-bis. Legge 41 del 2007 – misure urgenti per la prevenzione e la repressione di fenomeni di violenza connessi a competizioni calcistiche “

“Divieto di striscioni e cartelli incitanti alla violenza o recanti ingiurie o minacce

“1. Sono vietate, negli impianti sportivi, l’introduzione o l’esposizione di striscioni e cartelli che, comunque, incitino alla violenza o che contengano ingiurie o minacce. Salvo che costituisca piu’ grave reato, la violazione del suddetto divieto e’ punita con l’arresto da tre mesi ad un anno. Resta fermo quanto previsto dall’articolo 2, comma 1, del decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 1993, n. 205.”

Vi chiederete perché riportiamo questo estratto di un decreto legge, cosa centra e da cosa nasce questo riferimento? Vi rispondiamo innanzitutto che fortunatamente continuiamo a parlare di calcio ma che in tal caso riportare la legge ci può aiutare ancor di più. Ci siamo limitati a questo decreto perché se avessimo ripreso anche l’articolo 18 della Costituzione per molti lettori poteva sembrare di esser tornati a rifare l’esame di Diritto Costituzionale. Il titolo ci spoilera un po’ la vicenda ma per vederci chiaro bisogna partire da qualche anno addietro. Precisamente col calendario, con la memoria e con gli occhi torniamo al 2016, indimenticabile fu quella scena consumatasi all’ingresso dello Stadio San Paolo, in quei giorni ricorreva il trecentesimo compleanno di Carlo di Borbone, forse fu quello il movente delle tante sciarpe che sventolavano all’esterno del San Paolo con il logo del Regno delle Due Sicilie. Uno sventolio che ahinoi dovette arrestarsi quando gli stewards su ordine della Questura di Napoli, diede ordine di sequestrare tale merchandising poiché legato ad un ideologia politica,storica e culturale contraria al buon costume. Quale è stato il senso di questa censura? Storicamente parlando , quella Borbonica è una dinastia cessata che per quanto sia stata una Monarchia, non ha mai colluso con il totalitarismo e la dittatura, anzi ha giovato alla città di Napoli ed a tutto il regno con progresso e cultura. Bene non se ne è parlato molto su scala Nazionale forse perché quell’epoca un po’ fa invidia a tutto il “bel paese”, fatto che sta che Napoli rispose reagendo e ribadendo ancor di più il suo attaccamento alle origini Borboniche. Si denoterebbe una chiara politica di censura che equiparerebbe il regno delle due Sicilie come qualcosa che incitasse alla violenza, alle ingiurie o a ideologie politiche costituzionalmente represse e abolite. Tutto cio a vantaggio di chi o di cosa? Cosa ne trae il palazzo da questa censura? Non ne trae nulla per il semplice fatto che a quanto pare chi non viene censurato e non viene represso è sempre quello che si prende la scena e arreca danni. Col calendario veniamo ai nostri giorni, veniamo a Domenica scorsa allo Stadio San Siro, va in scena il derby di Milano. Gli occhi vanno subito sulle due curve che prima del fischio d’inizio giocano la loro partita a suon di coreografie e striscioni. Quello che più risalta alla vista è quello dei nerazzurri dell’Inter. Uno striscione in memoria di Davide Belardinelli accompagnato da una sigla “B&H”. Prendiamo questa sigla e chiediamoci perché proprio questa sigla e quale significato cela? Ma ancor di più perché correlata alla figura di Belardinelli? Due più due fa quattro ed è semplice andando ad analizzare la composizione del tifo nerazzurro che è di stampo fascista. In particolare Belardinelli che la curva ricordava era a capo dei Boys San (l’acronimo San si riferisce alle Squadre d’azione di Benito Mussolini). Non sono solo i tifosi nerazzurri ad avere chiare ideologie fasciste se giriamo la penisola sono molte e diverse in tutte le regioni, immune ne è la campania. Abbiamo individuato il legame tra tifo e ideologia bene cosi ma abbiamo da decifrare la famosa sigla “B&H”, basta suspense è tempo di andare a fondo e dirvi che “B&H” sta per “BLOOD & HONOUR”, evitandovi la ricerca su google vi diciamo che tale motto era quello che contraddistingueva la gioventù hitleriana. Ebbene si ora ci torna utile il testo del Decreto Legge che ha aperto il nostro articolo, perché se si parla di fascismo e di nazismo si incorre chiaramente in riferimenti e ideologie politiche che hanno nel corso della loro egemonia portato alla violenza,alle ingiurie e alle minacce, chiaro il riferimento ai divieti posti dalla Legge. La questione diventa pesante, diventa complicata per il semplice fatto di come un governo nella figura del Ministro degli Interni che autorizza l’ingresso di striscioni e oggetti allo stadio, opponendosi al secco NO del Gruppo operativo sicurezza, e pensare che il ministro era anche allo Stadio quella sera,come possa aver autorizzato tutto ciò? Se il regno delle due Sicilie non può entrare allo stadio perché uno striscione cosi pesante eticamente parlando è entrato ed è stato pure esposto? Perché usare due pesi e due misure? Chiedere al Ministro Salvini sarebbe complicato e forse nemmeno riceveremo una risposta. Ma da qui la questione è una sola e ci riporta ancora una volta alla solita telenovela, perché a Napoli e ai Napoletani no? Perché al tifo napoletano mai affine a certe ideologie politiche bandite in costituzione no? Da qui il viatico ci porta ad una conclusione, quella della censura a Napoli e al suo tifo. Tutto ciò a scapito di movimenti e messaggi razziali che al ministro degli interni scivolano avanti agli occhi come fosse acqua e invece l’elogio a una dinastia che ha portato splendore e progresso passa come un messaggio violento e razziale? Come si può equiparare tutto ciò a quello che domenica doveva essere bandito e invece era li in bella mostra? La nostra critica parte dal 2016 ed oggi si infiamma più che mai e non c’è colore di un governo che possa fermare la nostra analisi perché carta canta, la legge è chiara, in tal ottica questa vicenda dimostra ancor di più il fallimento del calcio moderno italiano. Un calcio malato che censura il tifo a proprio piacimento, sempre e solo contro Napoli e il suo tifo. Ora basta Napoli chiede giustizia Napoli libera di esprimersi dentro e fuori dal campo.

Daniela Villani

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