Dalla parte di Ancelotti e del pugno duro contro uno spogliatoio già rotto

Bentrovati amici della sfera pubblica, Carlo Ancelotti non se la passa bene, anzi, il tecnico del Napoli sente la pressione del suo pubblico e risponde piccato alle proteste dei supporters dopo le vittorie, pur negandosi ai giornalisti nelle conferenze prepartita. Inutile dire che il Mr. ha collezionato qualche sconfitta vergognosa, come quella contro il Cagliari in casa, ha però dalla sua uno spogliatoio spaccato anche per colpa delle manie di primeggiare dei giocatori più politici. Il primo è il capitano Insigne che proviene da una stagione pessima e che è restato a Napoli solo per il volere del presidente De Laurentiis rimasto a mani vuote perché non ha trovato un acquirente “monstre”. Poi c’è Kalidou Koulibaly che si è visto respingere l‘offerta di 90 milioni del Manchester, lo scambio con Dybala per raggiungere Sarri nonostante non sarebbe andato mai alla Juve, ed è inoltre tornato tardi dalle vacanze e dalle sue prestazioni di inizio anno, a parte Liverpool, sembra ci sia rimasto pure. Allan invece deve recuperare dalla sbornia di metà stagione scorsa dove ha rinunciato al PSG, pagando pegno di una giornata fuori rosa dalla squadra per la sua insistenza a partire. Poi c’è la questione Milik che è un caso assopito dalle prestazioni di esperienza e sostanza di Llorente che, seppur non sia stato il primo della lista nel calciomercato, rappresenta comunque il giocatore che Ancelotti stesso aveva individuato in Costa, Icardi e Benzema.

Per il resto, il Mr. attende di vedere il vero Lozano, ha trovato una bella sponda in Di Lorenzo, complimenti questa volta a Giuffredi che mazzoliamo spesso, ed un buon alleato a centrocampo che risponde con il nome di Elmas, oltre alle garanzie Meret, Martens, Callejon. Sotto osservazione Ghoulam e soprattutto Manolas, che è partito bene ma sembra essere un cane sciolto per via della scarsa intesa con KK.

Il vero problema che il Mr. pluridecorato di cui nessuno parla ed io ve lo dico chiaramente perché nessuno l’ha notato forse per non dare fastidio al presidente, che il presidentissimo dopo aver “responsabilizzato” il suo fido allenatore, vuole rimanere fuori dai giochi delle critiche scaricando tutte le responsabilità tecniche all’aziendalista Carlo.

Con Koulibaly giustamente squalificato per due giornate (un testimonial politico contro il razzismo non può dire a un arbitro “fai schifo”) e Manolas infortunato nel bel mezzo di una partita decisiva per il morale della squadra, non si poteva fare altrimenti che schierare altri due terzini per comporre la linea di difesa. Quattro esterni a difendere il Napoli con un Ancelotti che ha messo da parte la spavalderia mostrata contro Cagliari e Juve, tralasciando la sua meritata ed entusiasmante vittoria stagionale contro Klopp, ed ha ridotto la squadra ad uno pseudo catenaccio gestito da un Elmas capace di trattenere il tempo necessario la palla per spezzare il gioco avversario.

Ed ecco che il Mr. deve dimostrare di sentirsi in linea con l’ambiente e lo sa fare anche. Bene il pugno duro contro i giocatori che fanno scena, ma non abballano, e sicuramente il coraggio di sperimentare ad inizio stagione mentre le altre squadre macinano punti a iosa.  I conti si fanno alla fine ed i punti persi li valuteremo successivamente, ma quello che conta adesso è l’avere una squadra motivata e soprattutto disciplinata. Ancelotti si può discutere, si DEVE discutere, ma adesso è il momento di dargli la giusta fiducia e di avallare il suo pugno duro contro una squadra che ha bisogno di trovare ordine e mentalità: quella condizione che al Napoli è promessa da tempo, ma negata oramai da anni.

Sono passate le 5 giornate canoniche per la mia valutazione, non credo sia questa la squadra che vincerà lo scudetto, ma il tempo sarà galantuomo per il Mr.. Uno così non è certamente venuto a Napoli per lanciare il figlio e nemmeno per pettinare le bambole.

Occhi aperti amici, alla prossima.

Livio Varriale

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