Da Anfield dove tutto puo succedere…al San Paolo dove nulla più accade.

“Walk on, walk on

With hope in your heart

And you’ll never walk alone” è forse la sintesi della notte di Anfield. Una notte di magia, una notte di colori e passione, con la speranza nel cuore. Lì ad Anfield dove tutto puo succedere. Un urlo,un boato giunge fino a Napoli dove nel San Paolo le magie non accadono più. Ieri il tifo della Merseyside Red insegna che le imprese sono possibili, che le montagne non sono così poi tanto invalicabili.

Se in terra britannica il tifo è riuscito a spingere Klopp e co. oltre e fino alla finale di Madrid, a Napoli purtroppo cio non è accaduto. Eppure ci si chiede ma quel San Paolo che faceva tremare gente come Yaya Toure e demoliva il City? Quella bolgia che spingeva il Pocho a strapazzare il Chelsea? E quel fiume di speranza che ha provato a fermare il Madrid della duodecima? Dove è finita quella magia? Quel pathos e quella carica che ha spinto Partenope e Napoli a regalare sogni al suo tifo?

Le motivazioni sono molteplici ma anche contrastanti. Se vuoi riempire uno stadio devi venire incontro al tifoso ed esser anche coerente con la struttura che hai. Ed è questo il motivo primario per cui la magia azzurra si è spenta. La prova ne è Napoli-Arsenal dove la squadra era chiamata a recuperare un semplice 2-0 – considerando quanto fatto dai reds ieri- prezzi oltre la norma e pubblico che si aggirava intorno ai 30 mila spettatori. Basti pensare che a Londra all’andata un ticket in curva all’Emirates costava 40£ circa, al cambio siamo sulle stesse cifre ma stiamo parlando dell’Emirates Stadium.

Se da una parte il caro prezzi ha ucciso il tifo, dall’altra la gestione da parte di chi doveva caricare la squadra per una partita che valeva una stagione non è stata cosi soddisfacente. Se Ancelotti all’alba di Napoli-Arsenal ha mantenuto il suo appeal da Leader Calmo, Jurgen Klopp non ha tolto i suoi abiti da rock star anzi rincarava la dose dicendo “ Proveremo a fare un’impresa, se non dovessimo riuscirci almeno avremmo provato a fare una follia” . Un allenatore è un po il condottiero , la guida delle emozioni della tifoseria e se ieri la KOP cantava , beveva litri di birra e ci credeva in quella follia auspicata è solo merito dell’allenatore. A Napoli non si canta più, non si crede più nelle follie perché forse il troppo pragmatismo ha preso il posto della follia e della sregolatezza che alla Città non è mai appartenuto.

Cio che resta in questo maledetto calcio che a Napoli ultimamente ha perso il suo fervore, è solamente la speranza nel cuore che mai abbandona chi davvero ama la propria squadra e prova sempre a immergersi nella follia, nella imprevedibilità di un gioco chiamato calcio, di quel pallone che rotola e regala sogni e che ormai a Napoli purtroppo “ s’è schiattat”.

Daniela Villani

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