Come il Calcio ri-abbatte il Muro di Berlino

Gran parte di noi compreso me, forse ricordiamo il 9 Novembre 1989 solo grazie ai libri di storia o perché abbiamo fatto la foto a Berlino da Self-Influencer. Un evento che segnò Germania ed Europa e ci catapultò verso il XX Secolo . Son cosi passati ben 30 anni eppure sembra ieri quando a volte ci imbattiamo nelle immagini del Mondiale del 1982, quando Paolo Rossi strapazzava la allora “Germania Ovest” ,oppure ancora quando allo stadio Olimpico Diego Maradona nulla potè contro la neonata Germania di Matthaus.

Calcio e storia, anzi curve e storia, perché il tifo è la massima espressione del popolo, è l’unione di idee, etnie, di tutto ciò che è differente ma che solo il tifo riesce ad unificare. Il tifo come nuovo mass-media del nostro millennio, figlio dell’oppio dei popoli , perché il calcio è una religione e nessuno può negarlo. Sono tanti i casi di commemorazione, se cosi vogliamo chiamarla, sugli spalti, tra coreografie e cori. Sicuramente uno dei più salienti che può farci da cavia prima di giungere al punto cruciale, è la coreografia dei tifosi Hapoel Beer Sheva , quando contro il Beşiktaş, il 16 febbraio 2017: Una coreografia tra il sacro ed il profano. I tifosi del Beer Sheva incoraggiano i loro tifosi riprendendo un famoso passo della Bibbia. Dal cuore del tifo della squadra israeliana si è alzato un Mosè che con le braccia larghe apre il Mar Rosso, contro una squadra della Turchia che con Erdogan sta diventando sempre più di stampo islamico.

I riferimenti sono tanti, troppi se si cerca ma a noi bastava un solo esempio per arrivare al dunque e farvi capire che in effetti le curve davvero assorbono tutto quello che ha a che fare con la società e la storia. Sabato 9 Novembre 2019, Olympiastadion Di Berlino, mentre a Napoli è guerra tra città e calciatori, in Germania in questa data cosi importante si gioca la Bundesliga, si gioca Herta Berlino- RB Lipsia non una partita banale. Da un lato il Bundesland della Capitale e dall’altro quello della Sassonia, due città legate da un filo, un filo come quello spinato che insieme al muro, nella vecchia Berlino dividevano due mondi, la DDR e la BRD, regioni di cui Berlino e Lipsia ne erano punti fermi. Berlino divisa, Lipsia centro della Sassonia che si ribella all’influenza sovietica e fa insorgere la Germania verso il muro e la libertà.
Quello che accade verso le 15.20 poco prima del fischio d’inizio è qualcosa di surreale, di emozionante, di unico che solo il calcio e l’uomo possono fare. Le due tifoserie hanno riproposto il crollo del muro attraverso una coreografia proposta in curva con una grande Porta di Brandeburgo che si innalzava e un muro simbolico abbattuto sul campo. Nel frattempo, sui maxischermi è stato proiettato il discorso del 1963 che F.Kennedy ha tenuto a Berlino Ovest. In campo si è vista anche una Trabant, la macchina simbolo della DBR, addobbata coi colori dell’Hertha Berlino.

Un momento indimenticabile, ancora una volta vissuto sulle gradinate che fanno da contorno al rettangolo verde. Un momento consumatosi non nei TG, non sui giornali e non sui social , ormai mezzi di propaganda. Un momento che si è immedesimato nel calcio, che si è sintetizzato nel tifo e che ha raccontato una cruda realtà, quella della scelleratezza umana che innalza muri, fatti di persecuzione e di fanatismo, muri che anche oggi in maniera oppressiva vengono eretti sul calcio e sul tifo, il tutto per opprimere, per dare un freno al vecchio amato calcio, che nonostante l’età si faccia sentire, riesce cosi come accaduto sabato a Berlino, ad abbattere muri e ad unire tutti nel segno della passione per il gioco più bello del mondo…. Il Calcio.

Daniela Villani

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