Calcio, amore senza età. La bellissima iniziativa dell’Everton

Il calcio è uno sport capace di regalare da sempre emozioni ed esperienze uniche nel loro genere, capaci di rimanere nella memoria di ognuno di noi per sempre. Sinonimo di amore, aggregazione e famiglia, il calcio vanta miliardi di spettatori provenienti da ogni angolo del mondo, con culture diverse, ma soprattutto di ogni età.

I bambini rappresentano le fondamenta del nostro futuro e, di conseguenza, una fetta della popolazione nella quale bisogna in primis investire e, alla quale si deve dare fiducia ed infondere serenità. Una delle tante società che ha dato una rappresentazione pratica di questo concetto è l’Everton, squadra militante nella massima serie Inglese da diversi anni, la quale ha permesso proprio ai bambini di disegnare con le proprie mani i volti dei giocatori titolari nella sfida di campionato contro il Newcastle. I “ritratti” sono stati pubblicati direttamente sulla pagina Instagram del club, la quale vanta circa 2 milioni di follower ed una conseguente ottima visibilità. In questo modo, i piccoli tifosi coinvolti nel progetto sono stati protagonisti di un evento che rimarrà impresso nella loro memoria per sempre e che, molto probabilmente, li avvicinerà significativamente al bellissimo mondo del calcio. Le società italiane, tra le quali il Napoli, hanno provato analogamente a dare importanza a quest’argomento, optando però per scelte diverse. La squadra partenopea riserva a tutti i bambini praticanti una scuola calcio un posto in “Tribuna Family”, settore la cui visuale del campo può essere comprensibilmente messa in discussione. In questo modo, la possibilità di usufruire di questa opportunità si rivela del tutto futile, in quanto i bambini non riusciranno a godere a pieno della possibilità messa a loro disposizione. Il valore di una società si misura anche in relazione a questi argomenti e al modo di agire a riguardo, vi è dunque la necessità di garantire le migliori “prestazioni” e non delle semplici e poco architettate “iniziative”.

 

Renato Oloviero

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