Ancelotti, perché hai scelto il Napoli? – Di Andrea Aversa

Nessuna panchina prestigiosa disponibile. Una sfida nuova e diversa. Un ottimo ingaggio. La possibilità di lavorare con familiari e collaboratori. Spiegazioni alle quali noi di ParolaDelTifoso crediamo poco. E se la risposta fosse un’altra?

“È venuto a prendersi la pensione“. È stata questa la frase più offensiva che un allenatore come Carlo Ancelotti ha dovuto subire quando è diventato tecnico del Napoli. Come sia stato possibile mettere in discussione un vincente come “Re Carlo” ancora non ce lo siamo spiegati. Allo stesso tempo continuiamo a chiederci come mai Ancelotti abbia scelto di allenare la squadra azzurra.

In realtà, le risposte le conosciamo già: una carriera come quella di Ancelotti poteva aver bisogno di un progetto differente. Coltivato in un club giovane, con una grande storia, ai vertici della Serie A, sempre in Europa, con i conti a posto e dalla piazza “bollente”. Di sicuro, i 7 milioni di ingaggio e la possibilità di portare in città i propri collaboratori, hanno reso la scelta più facile.

Il tutto è assolutamente legittimo. Ma ad Ancelotti potrebbe bastare? Insomma, le prospettive della SSC Napoli targata De Laurentiis non si prefigurano così diverse o migliori da quelle attuali. Certo quella azzurra è una società in crescita costante ma in 15 anni ci si sarebbe aspettati un salto di qualità. E il discorso non è solo relativo all’acquisto di grandi giocatori.

Quando non sei un colosso della finanza e non hai patrimoni che possono generare business e fatturati, resterai sempre legato a due sole fonti di guadagno: le plusvalenze, realizzate con la cessione dei giocatori, e gli introiti dovuti ai diritti tv e alle qualificazioni nelle competizioni europee.

Sono questi gli unici due canali di approvvigionamento delle casse azzurre. Anche da un punto di vista commerciale il brand partenopeo non è cresciuto tanto. Per capirlo basta guardare il valore degli sponsor che ha il Napoli. Da un punto di vista del marketing, della comunicazione e della struttura societaria, il club azzurro ha ancora enormi deficit e pecca di efficacia. 

Infine, i capitoli amari della SSC Napoli: strutture e settore giovanile. La società partenopea non ha un centro sportivo, uno stadio e la famosa “scugnizzeria“. De Laurentiis ogni anno afferma di aver acquistato questo o quel terreno. Ogni stagione il presidente pone le basi per gli “scugnizzi” del futuro. Tutte chiacchiere. Certo ADL non ha il potenziale economico per realizzare tutto questo da solo.

Per farlo avrebbe dovuto iniziare anni fa, in alternativa si sarebbe dovuto affidare ad un partner finanziario. Sappiamo bene che entrambe le strade non sono state percorse e mai lo saranno in futuro. Di conseguenza, con la Juventus sempre più forte (da qualsiasi punto di vista) e le due milanesi in crescita (e in prospettiva con fondamenta finanziarie più solide e il progetto di un nuovo stadio), le speranze per il Napoli di vincere uno scudetto o una coppa europea, si fanno più difficili.

Ancelotti questo lo sa. E lo sapeva anche quando ha firmato il contratto che lo ha legato al Napoli. E lo sapeva anche quando ha espresso il suo “credo” aziendalista. Ad oggi “Re Carlo” può portare tanto al club azzurro. In termini di marketing, comunicazione e politica. Ma in futuro conquisterà un trofeo? Non credo che Ancelotti abbia lasciato completamente al caso il destino della sua avventura sotto al Vesuvio. Per la serie, “se va, va. Se non va, pacienza“, diremmo noi napoletani.

Eppure, vincere a Napoli sarebbe il massimo per chiunque. Figuriamoci per uno come “Re Carlo“. E per questo che la domanda, “Ancelotti, perché hai scelto il Napoli” ha stuzzicato in noi una particolare suggestione. Una possibilità verosimile e non molto improbabile. E se il nuovo tecnico azzurro stesse svolgendo la funzione di garante? E se l’allenatore partenopeo fosse una sorta di “traghettatore” capace di condurre il club verso nuove proprietà? E Se Ancelotti fosse il tecnico-manager di un nuovo Napoli? Di una società con una nuova presidenza?

Pensateci, non sono ipotesi così assurde. Questa è stata una stagione di transizione (in attesa del ritorno di Europa League). La prossima servirà per la semina. Il terzo anno dovrà fruttare il tanto atteso raccolto. Nel frattempo, De Laurentiis, preparerebbe una cessione (totale o parziale) del Napoli. Affare che gli farebbe guadagnare centinaia di milioni di euro. La più grande plusvalenza della sua vita. 

E il nuovo acquirente? Con la garanzia di investire in strutture, la nuova proprietà chiuderebbe una trattativa super. Perché il Napoli non può costare più di 350-400mila euro. Chi potrebbe essere il nuovo volto ai vertici della società azzurra? Non siamo in grado di fare rivelazioni. Ma negli anni sia Ancelotti che De Laurentiis hanno avuto a che fare con molti dei migliori imprenditori e finanzieri del mondo. 

È una sciocchezza? Una favola alla quale solo noi possiamo credere? Può darsi. Ma nonostante la bellezza del sogno, il nostro auspicio è realistico. Per questo sarebbe avvilente vedere scivolare in questo modo la carriera di uno come Ancelotti. O, ancora peggio, guardare come il tecnico possa “utilizzare” la panchina azzurra per rimettersi in gioco. Del resto non sono stati pochi quelli che dopo Napoli hanno iniziato avventure, se non vincenti, almeno più ricche. È questo è accaduto per le chiare strategie messe in atto dal presidente De Laurentiis in questi anni.

L’idea di Napoli come semplice trampolino non ci piace. Noi vorremmo che questa società e questa squadra possano diventare una meta ambita da giocatori, tecnici e dirigenti. Per questo vogliamo credere nella fiaba di “Re Carlo“. Sapendo che non è così folle ma molto affascinante. Dunque, Ancelotti, perché hai scelto il Napoli?

Andrea Aversa

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